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Milano, 19 maggio 2013
Potremmo definirla un sintomo d’intelligenza spiccata all’interno
dell’intero Regno animale. Si tratta di quella che Aristotele definiva
“intelligenza razionale”.
All’interno della stessa specie umana contraddistingue e ha contraddistinto
alcune persone molto talentuose e intelligenti. Fu senz’altro anche grazie a
questa “urgenza di provare cose nuove” che poté realizzarsi il progresso
scientifico, sociale, economico e artistico della scimmia nuda.
Ciononostante, attualmente, si possono incontrare molte persone
intelligenti e con grandi capacità che perseverano insistentemente e stoicamente
nell’esercizio di una certa professione resistendo, o mostrandosi immuni, alla
“noia da routine”. Queste stesse persone, generalmente, vengono premiate
dal Sistema.
Sia in termini economici che di riconoscimento sociale.
Si tratta di un paradosso?
Si tratta di una forma di compensazione per la resistenza dimostrata al naturale
desiderio di cambiamento?
O forse questi sono individui che, nonostante la spiccata intelligenza, non
avvertono la “noia da routine” tanto quanto i loro pari?
Che si tratti di individui per cui la soddisfazione nel continuare a
operare in un certo ambito mietendo successi compensi abbondantemente la
curiosità che provano nei confronti di sfide nell’ambito di nuovi campi?
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