Autore: Vladimir Vladimirovič Nabokov
Anno pubblicazione: 1955
Io narrante, punto di vista e persona: prima
persona, punto di vista del protagonista maschile.
Numero indicativo pagine: 360
Lolita
rappresenta il Cuore di Tenebra di un maschio “incivilito”. Diagnosi e prognosi
di una traiettoria esistenziale. Quella di un uomo inserito
in una società ancora pervasa da una certa morale pur professandosene libera. Morale
che egli, proditoriamente, decide di refutare, per restare fedele soltanto alle
sue pulsioni.
Il prof. Humbert Humbert, inserito nell’America statunitense del
secolo scorso, paese dalle vedute e dalle possibilità apparentemente sconfinate,
sceglie di riconoscere e rispettare soltanto i suoi desideri. In particolare quelli
legati alla sfera della libido sessuale. Quest’angolo del suo essere assurge a maître
a penser della sua esistenza conducendolo fino ad ammalarsi e a dover essere
ricoverato. Questa postura esistenziale non tarderà a porlo ben al di fuori
della morale del paese che lo ospita.
Nonostante nel caso in specie sia evidente dove risieda la nevrosi, ad
una lettura attenta non può non sfuggire che l’impostazione morale puritana
americana, o meglio statunitense, come non mancano mai di sottolineare, e a
ragione veduta, gli altri americani non statunitensi, ha una forte connotazione
giusnaturalista che più che liberale risulta impegnata a propugnare un modo di
vivere “più giusto degli altri”. Chissà che l’autore, di origini russe, abbia
voluto anche denunciare questo… Certamente il romanzo offre il destro per una
riflessione. Argomento più che mai attuale per tutte le democrazie
contemporanee.
Tornando all’opera, il prof. Humbert Humbert sposa a tal punto la sua causa
da giungere a calpestare non soltanto le convenzioni dell’apparentemente più liberale
società di quel tempo, ma persino a forzare la propria natura umana e biologica
che, nel suo naturale invecchiare, gli chiederebbe venia rispetto a quel suo appetito
insaziabile. Tuttavia egli, sordo in primo luogo verso i suoi bisogni autentici
non glielo concede ed eleva tale scelta a direzione e insieme limite della sua
parabola esistenziale. Finisce così per trasformare la sua esistenza (e quella
di Lolita) in un solitario avamposto, teso alla disperata difesa di quell’arbitrio
(libero?) che non cede a nulla. Giunge persino a immaginarsi il “piacere” che avrebbe
potuto ricavar dal compiere gesti che, se attuati, risulterebbero persino doppiamente
incestuosi, se così si può dire: s’immagina anziano sedurre la figlia che potrebbe
avere, un domani, dalla sua stessa figliastra.
La scelta di assurgere a unica musa della propria esistenza la propria
libido, lo isolerà sempre più. Ciononostante egli, simile a un moderno Icaro, procederà.
Il professor Humbert Humbert sogna e
vive il suo sogno che trascolora in un incubo conducendo con sé per mano la piccola
Lolita, ormai non più tanto innocente, e con loro te, caro lettore. Lo fa
viaggiando in auto per Motel e Hotel disseminati per le solitarie e sterminate strade
degli USA, stavolta sì, in un delirio di libertà contagiante.
L’obiettivo anticonformista di Nabokov è stilisticamente centrato grazie all’adozione del punto di vista tutto interno al protagonista maschile che, per qualcuno toccato da eccesso d’immedesimazione, diventa quasi condivisibile.