#PRINCIPIANTI (racconti)

 Autore: Raymond #Carver

Anno pubblicazione: 2009

Io narrante, punto di vista e persona: terza e prima persona, varia al variare dei racconti.

 

Mediglia, 3 gennaio 2021

Potremmo descriverli tutti con una sola frase: racconti dei pieni, dei vuoti e della psichedelia schizofrenica degli anni ’60 e ’70 negli Stati Uniti d’America.

Sì, perché Carver è davvero un intagliatore (carver = intagliatore). Infatti attraverso una tecnica narrativa potente quanto scarna, fatta essa stessa di pieni e vuoti significativi, a volte feroci, riesce a restituirci le esistenze condotte da una certa parte di quella società americana, una società nel complesso mai così opulenta materialmente, ma valorialmente vuota, allo sbando. Ostaggio per la prima volta di questa dicotomia. Il vuoto è così vuoto proprio perché contrapposto ad altrettanto vertiginose nuove e diffuse pienezze materiali, finalmente alla portata dei più grazie dal boom economico. Una ricchezza che riempiva le tasche, le case, le cascine, le proprietà in genere. Uno riempirsi non solo materiale, ma potenziale: che apriva scenari di nuove insperate possibilità per molti. Ma è qui che l’equilibrio salta: a questo riempirsi materiale spesso non fa da contrafforte un altrettanto robusta capacità di gestione personale e valoriale di queste ulteriori disponibilità reali e potenziali. Valori che avrebbero, forse, potuto guidare il godimento di questa nuova ricchezza in maniera più saggia. Insomma, un mondo pieno di possibilità per moltissimi, ma popolato da principianti. E Carver ce ne dà conto, sistemato proprio da quel lato della società, e lo fa in modo specchiato. Riempie le pagine di particolari incisivi per poi svuotarle sapientemente di altri, creando mancanze feroci, assenze potenti, che saltano all’occhio. Riesce a creare veri e propri scenari di un orrore ordinario e diffuso. Un orrore puro, feroce, ma molto umano, troppo umano, direbbe qualcuno, nel suo idiota e ingenuo reiterarsi. I suoi racconti sono alter ego verbali delle opere di Edward Hopper. L’alternarsi e l’ibridarsi di questi pieni e vuoti crea atmosfere psichedeliche mentre la loro alterità fatta del rifiuto di un riconoscimento reciproco ne denota la schizofrenia. Tutto ciò si rispecchia nel linguaggio di Carver che, nello scriverne, ne diviene testimone e mentore interno.

Consigliato a tutti coloro che sono affascinati da Sogno Americano che fu, anche nei suoi aspetti più deteriori.