La società e gli artisti genuini

#arte

 

Milano, 15 gennaio 2011



V’è un tipo di artista, secondo me il più genuino, che è più vittima delle proprie emozioni che altro. Egli non sceglie di provarle ma, dal momento che le prova, cerca di digerirle, comprenderle e poi condividerle e servirsene, profondendole in un’attività artistica.


Le vive violentemente. In lui una parte del sé prevarica le altre.

Inoltre, avendo nella sua arte sensibilità, doti interpretative e comunicative superiori alla media, siano esse legate a capacità pittoriche, narrative o di altro genere, riesce a “fissare” queste emozioni che sperimenta, non chiaramente visibili dai più, seppur riconoscibili, per il tramite della sua arte.

Beninteso, la maggioranza delle persone sperimenta tali emozioni e sensazioni. Ma lo fa in modo meno intenso, più inconsapevole: ne viene sfiorata. Nei più tali emozioni vengono velate dalla mediazione delle altre parti della loro personalità.

Così grazie al lavoro di simbolizzazione (o metabolizzazione o traduzione emotiva o chiarificazione) attuato dall’artista, tali sensazioni si svelano anche ai più, lasciandoli sorpresi per la straordinaria familiarità, e verità autentica che in esse riconoscono.

Passione

#felicitàsoddisfazioneindividuale, #realizzazione 

Milano, 14 settembre 2010



Passione: carburante che muove l’esistenza!

 

Grazie a te, scorgiamo nuove mete, mai nemmeno immaginate.

Grazie a te, troviamo la forza per spiccare il volo verso di loro.

Grazie a te, nonostante gli sforzi che il tragitto c’impone, resistiamo saldi e proseguiamo il viaggio sicuri.

Grazie te, una volta arrivati, continuiamo ad alimentare nel quotidiano ciò che abbiamo saputo ottenere, costruire e conquistarci; cesellandolo ininterrottamente, forgiandolo sempre più a nostra immagine.

 

In molti non sognano e non decollano.

In molti si fanno vincere dalle fatiche quotidiane e non giungono alla meta.

In molti ci arrivano e ci s’acciambellano ormai sfatti e prosciugati.

 

Ci diranno che si trattava di un sogno non loro…

Ci diranno che non pensavano che sarebbe stata così dura arrivarci...

Ci diranno che si trattava di qualcosa che credevano diverso, vedendolo da fuori...

 

La verità è che non hanno avuto, saputo creare, o conservare, sufficiente passione...

... per partire, arrivare, o conservare in vita,

i propri SOGNI.

 

“All we need is just a little passion”

Guns N’ Roses



Vapore, vetri e fantasie

#sensovita, #tempo

 

Milano, 20 marzo 2010



Quando un giovane si proietta nel futuro, ne immagina il dipanarsi: dalle sue fantasie esala un’essenza dolce e corroborante che esalta, in modo irreale, prospettive e speranze.

 

Nei pensieri sul futuro dell’anziano, tale dolce esalazione sembra ormai evaporata, svanita…

 

A ben guardare... è sì evaporata, ma non svanita!

 

Similmente al vapore che d’inverno riveste, di volta in volta, la superficie più fresca a disposizione, così negli anziani la magica esalazione cambia piano d’appoggio: abbandonando quello del futuro per depositarsi argentea su quello dei ricordi, ammantandoli in modo altrettanto irreale.

Il lavoro, questo conosciuto

#comportamento, #felicitàsoddisfazioneindividuale, #lavoro, #psicologia, #realizzazione

 

Milano, 3 settembre 2009




Il peso del lavoro rispetto a quello delle altre sfere dell’esistenza possibili è dato in gran parte dalla necessità di ridurre il nostro ventaglio comportamentale a un novero molto inferiore, costringendoci ad assumere e mantenere un’identità più rigida e predefinita rispetto al normale (sia riguardo le azioni che le reazioni assumibili di fronte agli eventi). È questa riduzione della libertà di azione (e reazione) che, nella maggior parte dei lavori contemporanei delle società ricche, alla lunga davvero pesa. Ancor più della fatica, della noia o dello stress che, tendenzialmente, non sono dissimili a quelli provati negli altri ambiti dell’esistenza contemporanea.

L’aspetto più difficoltoso sta nel dover riuscire a conservare per l’intera sessione quella disposizione richiesta. Come in quei giochi che fanno i bambini nei quali gareggiano a restare immobili in una posizione, più si protrae la durata delle sessioni e la frequenza delle stesse, più diviene naturalmente innaturale resistere. Questa tendenza all’innaturalità del lavoro, inoltre, cresce al crescere dello scostamento fra l’occupazione e la personalità di ognuno e della durata, sia delle singole sessioni che del tempo–vita totale dedicato alla medesima occupazione o ruolo; al punto che tale occupazione finisce per diventare la principale responsabile della cristallizzazione dell’io, tanto di quello sociale quanto di quello individuale.

A causa di quest’odiosa ripetizione e della riduzione del proprio spettro comportamentale, che a sua volta comporta una conseguente riduzione delle possibilità di esplorazione del sé, molte persone dopo qualche tempo, cercano di cambiare lavoro…

Esistono degli antidoti che aiutano a resistere? Sì, si tratta di personalizzare il più possibile procedure e comportamenti adottati sul posto di lavoro.




I N T R O D U Z I O N E

Un blog.. Il modo più economico per autopubblicarsi e per farsi leggere.. mi son detto. E allora perchè no! Vediamo che succede.

Cari amici, lettori, navigatori e curiosi,
Grazie di essere qui.

Non vorrei che la materialità del titolo induca a pensare che si tratti di un blog rivolto alle cose.

Tutto al contrario, in realtà. Il titolo vuole essere una provocazione: quasi un ossimoro direbbero i dotti di letteratura. Cioè ponendo l’accento sulle cose desidero parlare di quanto, apparentemente, di più lontano vi sia da esse: sentimenti, pensieri ed emozioni.

Il fatto è che le cose, nella loro accezione più ampia, di qualsiasi natura esse siano (materiali come un’auto o un vestito, evanescenti come un profumo o semplici atmosfere realizzate da una moltitudine di cose accostate come un tramonto) sono le nostre uniche alleate nel farci provare emozioni autentiche o echi di queste: i ricordi.

Ci imbattiamo in un profumo di sugo al pomodoro, mentre corriamo giù per le scale del palazzo ed ecco che ci riempie la mente in un istante l’immagine di nostra nonna che prepara il pranzo domenicale. Passeggiamo per un parco, un bambino ci taglia la strada in bicicletta e ci rituffiamo nel ricordo di quanto eravamo veloci anche noi a zigzagare con la nostra.

Altra cosa è invece un’esistenza centrata sul materialismo. Materialismo inteso come il culto delle cose fine a se stesso. Il feticcio-oggetto come senso ultimo e più appagante della propria esistenza.

Quest’altro tipo di filosofia di vita non solo non lo condivido, ma mi spaventa.

Mi spaventa in quanto si presta molto bene a supportare la teoria consumista secondo cui più cose hai o avrai, più felice sarai. Ma guardacaso a ben pensare poi scopri che più cose hai e più devi preoccuparti anche per esse.

Ci sarà abbondante spazio nel blog anche per parlare di questo.

Perché un blog? In quanto ritengo che se appena ci si comincia a spostare, le persone importanti che si incontrano diventano davvero tante e davvero lontane fra loro e rispetto a te. Pertanto difficili da raggiungere altrimenti con una certa costanza.

Mi piacerebbe che questo spazio divenga uno spazio capace di generare scambi di opinioni, sentimenti e sensazioni. Rispetto ad un sentire a misura d’uomo personale, sociale e ambientale. Un luogo dove sia possibile finalmente rilassarsi e godersi lunghi momenti di pausa, meditazione e perché no, che aiuti a prendere decisioni sulla propria esistenza.

Io, da parte mia, comincerò con l’inserire le cose cui più tengo: i miei scritti (poesie, riflessioni, lettere e racconti).

Aggiungerò anche qualche foto scattata qua e là per questo nostro immenso pezzo di terra e acqua che è il mondo.

Ciò in quanto in questo particolare momento della mia vita mi rendo particolarmente conto di quanto importante sia per me scrivere, ma anche farmi

leggere.

Buon tempo.

Diventare grandi significa avere consapevolezza di quanto siamo piccoli

#sensovita, #humor

 

Londra, 5 giugno 2008



Quanto tempo…

Quanto poco tempo...

Nozioni imparate a memoria, senza possederne il reale significato...

Ma ancor più di questo si tratta di affermazioni!

Per chi crede: ci troviamo immersi in questo liquido amniotico che ci prepara alla Vita vera.

Per chi non crede: ci troviamo ugualmente immersi in un liquido, ma di color marroncino.

Quasi, quasi conviene credere…

Fosse facile!

Più cresco e più mi sento piccolo.

Forse il senso di diventare grandi sta proprio nell’acquisire piena consapevolezza della propria piccolezza.

Non so nemmeno perché sto scrivendo queste cose ma, non sapendo nemmeno che senso ha tutta la mia vita, figuriamoci se mi pongo il problema di non sapere che senso ha ciò che sto scrivendo!

Ora andrò a mangiare qualcosa perché sento fame. Almeno su questo non ho dubbi.

À la prochaine.



Uomini e Sale...

#antropologia

 

Milano, 3 gennaio 2009



Noi esseri umani che popoliamo la terra siamo simili al sale nel cibo:

tanto inestimabile quando presente in piccole dosi,

quanto detestabile quando supera una certa concentrazione…

 

...e ce ne accorgiamo

tanto in città quando ci urtiamo senza nemmeno degnarci di uno sguardo,

quanto in montagna o in mezzo all’oceano quando all’incrociare le nostre strade ci salutiamo con genuino affetto.