#Fantozzi

 


Autore: Paolo Villaggio

Anno pubblicazione: 1971

Io narrante, punto di vista e persona: terza persona, punto di vista esterno.

Numero indicativo pagine: 240

“Racconti le tue storie a pochi uomini ormai stanchi

che ridono fissandoti con vuoti sguardi bianchi. 

Tu reciti una parte fastidiosa alla gente

facendo della vita una commedia divertente”


Fantozzi - scritto da un menestrello della risata amara, con l’accompagnamento di un musico (Faber) è un classico della seconda metà del Novecento. Narra le gesta del ceto impiegatizio italiano, della normalità mitica di un mondo che non è più, del benessere di massa che dilagava. La narrazione cavalca la vena trasfigurante, perspicace e preconizzante della creatività di Paolo Villaggio, italiano, comico e scrittore che ha saputo riconoscere fra i primi una sofferenza nuova, travestita da ricchezza materiale, restituendocela attraverso la lente di una commedia amara. Una sofferenza che emergeva dall’imposizione di un nuovo tipo conformismo, tanto arricchente in termini materiali, vacanze di massa, possibilità di acquistare, quanto depauperante in fatto di possibilità d’espressione esistenziale.

Da questa nuova angoscia di massa, sofferenza piccolo borghese, Villaggio ha saputo stillare gocce sarcastiche agrodolci e affrescare lo spaccato di un Medioevo contemporaneo italiano che, invece che di castelli, fu punteggiato di aziende megagalattiche con dimensioni tendenti all’infinito, nei cui meandri s’aggiravano, invece di schiere di cavalieri e scudieri, schiere di ragionieri "in completo grigio topo" accompagnati da geometri con "occhiali con lenti a fondo di bottiglia", tutti convertiti alla religione capitalista, al suo sacerdozio. Nel suo romanzo narra le gesta di questi antieroi, obnubilati dal miraggio di ottenere un nuovo Santo Graal che prometteva un benessere materiale in continua ascesa, esito della pozione mefitica scaturente da un boom economico profuso copiosamente in ogni direzione, incurante di qualsiasi conseguenza avversa, ambientale o umana che fosse. 

Pozione, ricetta esistenziale, alla quale Villaggio, che la conosce per averla dovuta sorbire personalmente obtorto collo, si ripromette di non cedere mai... forse.


"Rischiareranno dall'alto i lampioni

la strana danza di due fannulloni. 

La luna avrà dell'argento il colore

Sopra la schiena dei gatti in amore"